L'Europa è un continente di diversità culturali e di disparità economiche. Se le prime rappresntano una fonte di ricchezza, se ben interpretate e valorizzate, le seconde da sempre insidiano la capacità dell'Unione Europea di mostrarsi all'altezza di uno dei suoi principi fondatori, quello della solidarietà. La pubblicazione dell'ottava relazione sulla coesione - la coesione in Europa in vista del 2050 fornisce numerosi dati e spunti di riflessione sui principali cambiamenti a livello di disparità territoriali e come la pandemia ha impattato sulle regioni già in difficoltà. Essa sottolinea il potenziale delle transizioni verde e digitale come nuovi motori di crescita per l'UE, ma sostiene che senza azioni politiche adeguate potrebbero sorgere nuove disparità economiche, sociali e territoriali. Infine essa propone una riflessione su come la politica di coesione dovrebbe evolversi per rispondere a queste sfide e in particolare su come garantire che approcci basati sul territorio, multilivello e guidati da partenariati continuino a migliorare la coesione, sfruttando le sinergie e integrando gli obiettivi di coesione all'interno di altri strumenti e politiche.
Un dato su tutti fa riflettere: la pandemia COVID-19 ha fatto registrare nell'insieme degli stati europei un aumento della mortalità del 13%, ma questa percentuale sale bel al 17% nelle regioni meno sviluppate. E' un dato drammatico, che chiama inevitasbilmente in causa le carenze dei sistemi sanitari frammentati e affidati, nel caso specifico, ad amministrazioni regionali prive delle risorse finanziarie e gestionali per garantire ai propri cittadini livelli dignitosi di prevenzione e cura. La risposta della UE alla pandemia si è concentrata nella messa in moto della catena di approvvigionamento dei vaccini, che ha dato senza dubbio risultati positivi. Ma ancora nulla ha potuto fare sul piano strutturale a lungo termine. A quello dovranno pensare i fondi del NextGenerationEU