Aviene che le immagini vengano a rappresentarsi come simboli potenti dell'agire umano. Così è stato ieri, sul sagrato della basilica di San Pietro, quando è andata in scena lo scambio del comando tra guardie svizzere e carabinieri italiani, l'uno di fronte all'altro in pacifica solennità.
Viene subito da pensare ad un'altra immagine ormai iconica, quella di Trump e Zelensky seduti in posa scomoda, ma guardandosi negli occhi alla pari.
L'atto più forte che serva a dare corpo ad una piena, reciproca fiducia è proprio nel riconoscimento dell'altro persino nella sua veste più aggressiva, ma che in quel momento si lascia disarmare assumendo il comando di uomini non a lui sottoposti.
Se si presta attenzione a questi simboli, è spontaneo domandarsi se proprio un tale atto di fiducia è venuto sinora a mancare tra gli stati europei allorquando si è discusso di creare un esercito europeo. Infatti, in ultima analisi signficava affidare i proprio uomini al comando diretto non più su base nazionale. Ed anche nell'acquisizione e condivisione di informazioni di intelligence sembra ancora di ardua praticabilità la fiducia reciproca capace di evitare la trappola della gelosia.
Eppure su queste premesse l'Europa prova a ridefinire i propri rapporti interni nel settore della difesa. Ma, evitando ancora una volta di parlare di esercito comune europeo, sta prendendo la china più pericolosa del rafforzamento su base nazionale, sia pure attraverso iniziative di cooperazione industriale.
Un'Europa inquieta, che non trova pace perchè ogni ricetta sembra inadeguata nella clamorosa assenza di un reale sentimento di fiducia. Quella miracolosa, sorprendente fiducia che pure si stabilì alla fine della seconda guerra mondiale tra Framcia e Germania e permise di istituire la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, e che consegnò ad entrambe le parti le chiavi delle rispettive riserve strategiche per la produzione di armi.
Fiducia: senso di sicurezza che viene da speranza o stima in qualcuno o qualcosa.
CLS