La Giornata della Commissione 30/09/2024

30/09/2024

Cosa farebbero gli europei se dovessero nuovamente fronteggiare un'emergenza?

Gli ultimi anni con l'esperienza della pandemia hanno messo a nudo le fragilità psicologiche di un continente che dopo aver conquistato a caro prezzo la pace, ne ha goduto per oltre sessant'anni e senza effetti collaterali quali crisi economiche e altro. Al contrario, ha sperimentato la vitalità dello stare insieme in una sorta di alleanza in continuo progresso fra tutti i paesi europei.

Poi il mondo è cambiato ed oggi, con la guerra in Ucraina prima, ma anche con le devastanti manifestazioni dei cambiamenti climatici, l'incapacità di sentirsi pronti a reagire è diventata una preoccupazione comune a livello nazionale e delle istituzioni europee.

La Commissione europea ha pubblicato oggi i risultati di un sondaggio d’opinione da cui emerge che la maggior parte dei cittadini dell’UE ritiene di aver bisogno di maggiori informazioni per prepararsi ai disastri e alle emergenze. Inoltre, dall'indagine emerge che i cittadini si sentono particolarmente esposti ai rischi legati all'impatto del cambiamento climatico, ma anche ai rischi per la sicurezza e sociali.

La recente indagine Eurobarometro ha chiesto ai cittadini dei 27 Stati membri quale sia la loro percezione dell'esposizione ai rischi di catastrofi, il loro livello di conoscenza e le risorse che utilizzano per conoscere i rischi di catastrofi. L’indagine ha anche chiesto quanto fossero preparati ai disastri e quanto si fidassero dei servizi di emergenza e delle autorità.

I cittadini di 17 Stati membri si sentono più esposti a eventi meteorologici estremi, come tempeste, siccità e ondate di caldo. Gli intervistati si sentono più esposti agli incendi boschivi in ​​Portogallo e Cipro, e più esposti alle inondazioni in Bulgaria. Le risposte sono state significativamente diverse in Svezia, Danimarca e Repubblica Ceca, dove le minacce alla sicurezza informatica sono in cima alla lista. Le tensioni politiche o geopolitiche sono in cima alla lista in Germania, così come le interruzioni delle infrastrutture critiche in Estonia e le emergenze sanitarie in Finlandia, quando si tratta di percezione dell’esposizione personale.

I delfini specie protetta ma esposta a rischi.

Oggi la Commissione ha adottato un atto delegato che introduce misure, nel Golfo di Biscaglia, per il 2025, per prevenire la cattura accidentale di delfini e altri piccoli cetacei dovuta alla pesca. Queste misure sono state oggetto di una raccomandazione congiunta di Belgio, Spagna, Francia e Portogallo. A meno che il Parlamento europeo o il Consiglio non si oppongano nei prossimi due mesi, entrerà in vigore la chiusura del Golfo di Biscaglia ai pescherecci superiori agli otto metri, dal 22 gennaio al 20 febbraio 2025.

Le circa 300 navi interessate dovranno rimanere in porto per evitare catture accidentali di piccoli cetacei durante l'inverno, periodo identificato dagli scienziati come ad alto rischio di catture accessorie. Oltre alla chiusura della pesca per un mese, queste misure prevedono l’uso obbligatorio di dispositivi acustici di deterrenza e un programma di monitoraggio annuale dei piccoli cetacei, tramite osservatori e telecamere a bordo.

Queste misure mirano a risolvere il problema ricorrente degli spiaggiamenti invernali di delfini e piccoli cetacei sulle coste del Golfo di Biscaglia. La Commissione continuerà a monitorare da vicino la situazione il prossimo anno e valuterà se siano necessarie ulteriori misure.

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