La guerra dei dazi è già iniziata, ma con la Cina
La Commissione europea ha formalmente contestato le misure anti-dumping provvisorie imposte dalla Cina sulle importazioni di brandy dall'Europa, richiedendo consultazioni presso l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Secondo la Commissione le misure provvisorie della Cina sul brandy europeo non sono in linea con le norme dell'OMC: infatti, la Cina non ha dimostrato che vi sia alcuna minaccia di danno per la sua industria del brandy, né che vi sia un nesso causale tra la presunta minaccia di danno e le importazioni di brandy dall'UE. Inoltre, la Cina ha avviato il caso sulla base di prove insufficienti, contrariamente agli standard della legge dell'OMC.
Il vicepresidente esecutivo Dombrovskis ha affermato: "L'UE prende molto seriamente qualsiasi uso ingiusto o discutibile di strumenti di difesa commerciale contro qualsiasi settore della nostra economia. Richiedendo consultazioni con la Cina sulle sue misure anti-dumping provvisorie sul brandy dell'UE, la Commissione sta dando seguito al suo impegno di proteggere la nostra industria da accuse infondate e dall'uso improprio di misure di difesa commerciale".
Si conclude la COP29 , in Corea del Sud si aprono i negoziati sull'inquinamento da plastica
Da oggi fino al 1° dicembre, la Commissione partecipa ai negoziati sul Trattato globale sulla plastica (INC-5) a Busan, Repubblica di Corea, con l'obiettivo di raggiungere un accordo su uno strumento globale per affrontare l'inquinamento da plastica. Insieme ai partner del G20, l'UE rimane impegnata a concludere i negoziati entro la fine dell'anno. Le priorità dell'UE per un accordo efficace includono la necessità di affrontare i livelli elevati e insostenibili di produzione primaria di polimeri plastici, vietare le microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti e convergere attorno ad un nuovo strumento che affronti la produzione di plastica in modo completo. L'UE sosterrà inoltre il'applicazione del principio che i principali produttori si assumano una quota di responsabilità finanziaria per l'inquinamento da plastica, il cosiddetto principio "chi inquina paga".
Durante i negoziati, l'UE sottolineerà inoltre che, sebbene siano necessarie misure giuridicamente vincolanti a livello globale, si dovrebbero considerare anche le circostanze nazionali e garantire una giusta transizione. L'adozione di uno strumento giuridicamente vincolante per porre fine all'inquinamento da plastica è una priorità fondamentale del piano d'azione per l'economia circolare dell'UE.
Il vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, Maroš Šefčovič, ha dichiarato: "La plastica sta soffocando i nostri oceani, inquinando l'ambiente e danneggiando la salute e i mezzi di sussistenza delle persone. Se le cose continueranno come al solito, la produzione di plastica triplicherà entro il 2060. Abbiamo bisogno di politiche globali coordinate per cambiare i modelli di produzione e consumo della plastica in un modo che sia vantaggioso per le persone e il pianeta. Ora abbiamo la possibilità di dimostrare come possiamo agire congiuntamente per promuovere un'economia più circolare e sostenibile per la plastica. L'UE è pronta a impegnarsi con altre parti e a costruire ponti per concordare un trattato globale entro la fine di quest'anno". A Rio, i leader del G20 hanno dichiarato nella loro dichiarazione finale ldi coler lavorare insieme per concludere i negoziati per uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull'inquinamento da plastica entro la fine del 2024. Per mobilitare il sostegno alla conclusione del trattato, l'UE è attivamente coinvolta nella High Ambition Coalition to End Plastic Pollution, che include 65 paesi impegnati a porre fine all'inquinamento da plastica entro il 2040.
A Baku l'UE rivendica un successo, nonostante la delusione dei paesi in via di sviluppo
Alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP29 a Baku, la Commissione Europea e gli Stati membri dell’UE hanno negoziato con successo un accordo per allineare i flussi finanziari globali con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Grazie all’adozione di un nuovo obiettivo quantificato collettivo (NCQG) per il finanziamento della lotta al cambiamento climatico, l’UE è riuscita ad espandere la base globale di contribuenti per finanziare la lotta al cambiamento climatico. Le parti hanno convenuto che i finanziamenti combinati provenienti da tutte queste fonti dovrebbero raggiungere almeno 1,3 miliardi di dollari all’anno entro il 2035.
Nell’ambito di questo obiettivo, i paesi sviluppati si impegnano a mobilitare 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per l’azione climatica nei paesi in via di sviluppo. Questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto attraverso un’ampia gamma di fonti, compresi i finanziamenti mobilitati dalle banche multilaterali e, per la prima volta, i contributi di altri paesi. L'UE si è impegnata per garantire che altri paesi contribuissero, in linea con la loro capacità finanziaria.
Il gruppo negoziale dell’UE ha inoltre finalizzato con successo le norme che rafforzeranno l’integrità ambientale, la trasparenza e la responsabilità nei mercati internazionali del carbonio ai sensi dell’articolo 6 dell’accordo di Parigi. Il meccanismo di credito di cui all’articolo 6.4 stabilirà un nuovo standard sostenuto dalle Nazioni Unite per le compensazioni di carbonio di alta qualità, e le nuove regole per la registrazione e il monitoraggio dei trasferimenti internazionali porteranno trasparenza agli accordi bilaterali sul carbonio tra le Parti. Ciò consentirà di ridurre ed eliminare le emissioni in modo economicamente vantaggioso.
Durante la COP29, l’UE ed un gruppo di altri paesi hanno annunciato l’intenzione di presentare un NDC ( National Determined Contributions) allineato a 1,5°C l’anno prossimo. Per far avanzare la transizione verso l’energia pulita, la Commissione e la Beyond Oil and Gas Alliance hanno annunciato una partnership sulla transizione dai combustibili fossili. La Commissione ha inoltre lanciato una nuova tabella di marcia del partenariato per la riduzione del metano per accelerare ulteriormente la riduzione delle emissioni di metano associate alla produzione e al consumo di energia fossile, in collaborazione con una serie di paesi partner, organizzazioni internazionali, ONG e banche di sviluppo.
In particolare Canada, Cile, Unione Europea, Georgia, Messico, Norvegia e Svizzera si sono detti impegnati a rispettare l'obiettivo fissato dagli Accordi di Parigi di ridurre le emissioni per un abbassamento del surriscaaldamento globale di 1,5°C .
Alcuni paesi, , ovvero Bhutan, Madagascar, Panama e Suriname, hanno già raggiunto emissioni nette di gas serra pari a zero ( c.d. I paesi GZERO).