Ancora contrasti tra UE e Regno Unito sulla pesca
Oggi, l'UE ha deciso di richiedere l'istituzione di un tribunale arbitrale ai sensi del meccanismo di risoluzione delle controversie dell'accordo di commercio e cooperazione (TCA) UE-Regno Unito in merito alla decisione del Regno Unito di vietare la pesca del cicerello. Il tribunale arbitrale si pronuncerà sulla compatibilità della misura con il TCA.
In vigore dal 26 marzo 2024, il divieto di pesca del cicerello nelle acque inglesi del Mare del Nord e in tutte le acque scozzesi impedisce alle navi dell'UE di svolgere questa pesca sostenibile. L'UE mette in dubbio la compatibilità di questo divieto con il TCA. Per questo motivo, nell'aprile 2024, l'UE ha richiesto consultazioni con il Regno Unito per trovare una soluzione reciprocamente accettabile, avviando formalmente un procedimento ai sensi del meccanismo di risoluzione delle controversie del TCA. Le consultazioni si sono concluse senza raggiungere una soluzione reciprocamente concordata, alla quale l'UE rimane aperta. L'istituzione di un tribunale arbitrale costituisce il passo successivo della procedura di risoluzione delle controversie.
Quando si tratta di gestire risorse condivise, tutte le decisioni prese dall'UE o dal Regno Unito devono essere non discriminatorie, proporzionate agli obiettivi e basate sulle migliori prove scientifiche disponibili. L'UE e il Regno Unito stabiliscono le opportunità di pesca per il cicerello sulla base di una consulenza indipendente all'avanguardia del Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare, che consente di raccogliere stock ittici a livelli che consentono loro di riprodursi alla massima capacità e di mantenere livelli di popolazione sani. L'UE si impegna a promuovere la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Agisce per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente nell'ambito della politica comune della pesca e della strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030, e in linea con i suoi impegni nell'ambito del TCA.
116 milioni di aiuti a Germania e Italia per le alluvioni a giugno
La Commissione propone oggi un'assistenza finanziaria di 116 milioni di euro da parte del Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) per aiutare la Germania e l'Italia ad affrontare le conseguenze delle gravi inondazioni che hanno colpito questi paesi nel maggio e giugno 2024.
Questa proposta di finanziamento fa seguito alle richieste di intervento del FSUE presentate dai paesi interessati, che hanno presentato alla Commissione le valutazioni dei danni, inclusa una stima del danno subito. La proposta di finanziamento della Commissione si basa quindi su queste valutazioni e sulle soglie specifiche fissate nel regolamento. Pertanto, il pacchetto di aiuti sarebbe il seguente: 112,07 milioni di euro per la Germania a seguito dei danni provocati dalle inondazioni nei Länder Baviera e Baden-Württemberg alla fine di maggio 2024; e 3,96 milioni di euro all'Italia per sostenere gli sforzi di ripresa dopo le alluvioni che hanno colpito la Valle d'Aosta nel giugno 2024.
L’assistenza del FSUE coprirà parte dei costi delle operazioni di emergenza e di recupero, compresa la riparazione delle infrastrutture danneggiate e la messa in sicurezza delle infrastrutture preventive, la salvaguardia del patrimonio culturale e le operazioni di bonifica.
La proposta di assistenza segue la recente delibera della Commissione nell’agosto 2024 volta a mobilitare più di un miliardo di euro per aiutare Italia, Slovenia, Austria, Grecia e Francia a riprendersi dai recenti disastri naturali. La Commissione sta predisponendo le misure esecutive.
Un report indica che si intensificano le relazioni tra Bruxelles e parlamenti nazionali.
L'auspicato appianarsi del deficit democratico in Europa, spesso attribuibile in realtà proprio ad una distanza ancora non colmata tra rappresentanze conunitarie e nazionali dei cittadini, sarebbe in atto secondo la relazione annuale 2023 sulle relazioni con i parlamenti nazionali e sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. La relazione, infatti, evidenzia un aumento della partecipazione dei parlamenti nazionali al dialogo politico con la Commissione, presentando un totale di 402 pareri scritti dai parlamenti alla Commissione, una cifra che supera di oltre il 10% quella del 2022. Indica che i parlamenti nazionali hanno continuato a impegnarsi con la Commissione sulle sue priorità politiche, prestando particolare attenzione al Green Deal europeo, una nuova spinta per la democrazia europea e la promozione del nostro stile di vita europeo. I parlamenti nazionali hanno inoltre prestato particolare attenzione al programma di lavoro della Commissione per il 2023, rendendolo il documento più commentato, nonché alla guerra di aggressione russa in corso contro l'Ucraina, al conflitto in Medio Oriente, alle riflessioni sul futuro dell'Unione, all'allargamento, alla migrazione e alla sicurezza. Il numero di pareri motivati dei parlamenti nazionali che indicavano violazioni percepite del principio di sussidiarietà nelle proposte della Commissione ammontava a 22. Questo numero rappresenta quasi un terzo in meno rispetto ai 32 ricevuti nel 2022, una cifra in linea con una tendenza al ribasso a lungo termine in questo senso.
La relazione mostra che i membri del Collegio hanno tenuto 127 riunioni con i parlamenti nazionali. Spiega i cambiamenti che diversi parlamenti nazionali hanno implementato per essere informati prima e meglio sul processo politico dell'UE, nonché come esprimere le proprie opinioni in modo più efficace. Allo stesso modo, sottolinea che alcuni parlamenti nazionali hanno iniziato a utilizzare il dialogo politico in modi innovativi. Ad esempio, una Camera ha emesso diversi pareri sulla stessa proposta in diverse fasi del processo legislativo e altri parlamenti hanno utilizzato pareri congiunti per influenzare collettivamente i negoziati in corso nella loro fase finale. Questo dimostra il potenziale strategico e la flessibilità offerti dal dialogo tra i parlamenti nazionali e la Commissione.