L'Europa aggrappata alla sua debolezza si schiera con forza con chi sinora ha sempre voluto sostenere, in aderenza ai propri valori giuridici, e cerca di blindare con dichiarazioni ferme e unitarie l "attuale linea di contatto" come punto di partenza per i negoziati tra Russia e Ucraiana. Cerca di anticipare le mosse di Trump.
La dichiarazione rilasciata domenica 10 agosto prova a fare i conti con la resa dei conti: alleati e nemici, vittime e carnefici, colpe e ragioni, tutto si rimescola sotto lo sguardo sconcertato di una manciata di paesi europei, affiancati dal Regno Unito.
Infatti, l'incontro Trump-Putin in Alaska in programma a ferragosto, al di là di ogni narrazione o speculazione, segnerà inevitabilmente una svolta, e da quel momento gli eventi dovranno loro malgrado conformarsi alla direzione di marcia stabilita dalle due grandi potenze un tempo nemiche, ed oggi sodali e complici nell'affermazione di un nuovo assetto mondiale e nella spartizione dei guadagni.
L'Europa rischia di trovarsi sola al di qua della cortina di dazi che la separa dall'alleato di un tempo, e si stringe attorno al suo eroe che affonda nelle sabbie mobili del'era trumpiana. Sullo sfondo s'intravedono le grandi manovre per la ricostruzione dell'Ucraiana. Un tempo dividendo per gli azionisti di maggioranza, oggi rischia di essere un onere troppo grande a carico degli europei, senza alcuna certezza di riuscire a concludere il processo di adesione dell'Ucraiana all'UE.
Un autunno caldo è alle porte, non solo per le temperature roventi che dettano la nuova normalità del clima.
CLS