Tutti insieme appassionatamente

25/02/2025

Tre anni di guerra, centinaia di migliaia di morti, distruzione e miseria di un paese senza grandi speranze; tutto questo non basta, la realtà ci offre lo spettacolo imprevedibile di una convergenza avida di tutti gli attori sul campo intorno al banchetto delle terre rare ucraine. 

Tutti a vario titolo reclamano i soldi, vogliono stabilire un prezzo, la cui stima a posteriori appare sconveniente con le bare ancora schierate prima e più dei carri armati.

Anche l'Europa sente di doversi dotare degli strumenti della contabilità prima che Stati Uniti e Russia si spartiscano tutto.

Davvero l'Ucraiana alla fine deve risolversi in un business di più raffinata fattura rispetto ai grezzi accordi di Yalta del secolo passato?

Ma l'Europa ha fatto di più, ha accolto anche milioni di ucraini in fuga, ribaltando l'inimicizia tra polacchi e ucraini sopravissuta alla fine della seconda guerra mondiale. Lo sforzo europeo è stato, se così si può dire, tridimensionale, rispetto agli aiuti in armi forniti dagli Stati Uniti.

Ma siccome a specchiarsi nell'alleanza americana si rischia ora di ricevere indietro un'immagine deformata, l'Europa fa i conti da sola, con le sue spese per la difesa da aumentare, con le sue armi da acquistare, sopratutto con quelle che le serviranno in futuro e chissà da chi. 

Le tappe per decidere sono ormai fissate: il Presidente del Consiglio UE ha convocato un vertice straordinario il prossimo 6 marzo; sempre a marzo è prevista la presentazione de Libro bianco sulla difesa; infine a giugno, a Bruxelles,  si tireranno le somme, prima alla riunione  della NATO  e poi al Vertice europeo.

Per allora Trump promette che la sventurata guerra in Ucraina sarà conclusa. Ma forse gli europei avranno più paura di prima.

CLS

 

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Editoriale