Al quinto summit internazionale della Comunità politica europea (EPC), che si è svolto ieri a Budapest, a casa del premier Orban, erano presenti quasi tutti i capi di stato e di governo dei 42 paesi che ne fanno parte, inclusi Regno Unito, Turchia e Ucraina. Assenti il premier spagnolo Sanchez, che deve far fronte al post alluvione a Valencia, e il cancelliere tedesco Scholz, alle prese con un terremoto interno di altra natura.
Zelensky, lui si, era presente, come lo è sempre stato; e per questo Trump lo aveva paragonato ad un venditore, non più di un mese fa. Ora tocca a lui far fronte ad una minaccia esistenziale, quella di ritrovarsi nella fossa dei leoni da solo.
Colpisce il discorso che ha pronunciato ieri in apertura dei lavori. perchè ha usato tinte forti per ricordare a tutti, in primis agli europei, la posta in gioco. Quella oscura profezia che si lega alla presenza di soldati della Corea del Nord sul suolo europeo, col preciso mandato di uccidere ucraini in Europa. E tutto questo va ad aggiungersi ad una decisa intensificazione delle operazioni militari russe. La preoccupante coalizione tra la Russia e la Corea del Nord è in fondo animata dalla stessa logica di Trump, sebbene le intenzioni dovrebbero essere divergenti, e cioè che solo la forza può imporre la pace. Ora questa forza di contrasto, sinora, l'Ucraina ha potuto esibirla grazie al sostegno dell'Occidente, ma ora quella coalizione potrebbe sfaldarsi sotto i colpi del nuovo corso che vorrà imprimere Trump alla politica estera degli Stati Uniti.
Zelensky non ha usato giri di parole; ha detto chiaramente che fare "concessioni" a Putin in cambio della pace sarebbe inaccettabile per l'Ucraiana, ed un suicidio per l'Europa. Sopratutto perchè, riferita a quest'ultima, sarebbe un segnale imperdonabile di debolezza, tale da svuotare di efficacia qualsiasi approccio alla pace attraverso la forza. No, la pace che insegue Zelensky, una pace giusta come ricorda in ogni sua dichiarazione, richiede sì la forza, ma la forza di non cedere al crimine commesso da Putin con l'invasione dell'Ucraiana e l'occupazione di alcune sue parti. E' facile per il premier ucraino proclamare un 'evidenza: che Putin non ha dato inizio a questa guerra per conquistare più terre, ne ha in abbondanza, ma per conquistare il potere in chiave anti Occidente.
Quindi, una minaccia esistenziale, che l'Eiropa stenta ancora a decodificare nella sua reale portata e nelle conseguenze per il futuro.
Cita ancora Zelensky gli sforzi che sono stati fatti sul piano diplomatico, nonostante la narrativa prevalente che solo le armi abbiano parlato. E' stata elaborata nei consessi internazionali una Peace Fromula, che punta su temi quali il nucleare, la sicurezza alimentare, la sicurezza energetica, il ritorno dei prigionieri ed altro ancora. Ma, c'è da dire, a poco sono valse, se è mancata ogni colta la condivisione di tali punti con chi - Cina e la stessa Russia - si sono fatti alfieri di un nuovo ordine mondiale.
Ma la guerra, e soprattutto la ricostruzione, si fanno con i soldi. E su questo punto Zelensky ha voluto ribadire che i proventi derivati dai capitali russi congelati in Europa non hanno altra rivendicazione che quella avanzata dall'Ucraina. A poco serve, però se dall'altrolato le sanzioni imposte dall'Occidente a Putin vengono facilmente eluse attraverso transazioni commerciali spesso opache.
Il discorso di Zelensky incontrerà orecchie attente in Europa, ma menti disorientate dal nuovo scenario che irrompe con il ritorno di Trump. Il suo appello all'unità è la vera sfida esistenziale dell'Europa di domani.
CLS