Notizie dalla Classe della Porta Accanto - Il Covid e le scuole dell'altra sponda del Mediterraneo

08/04/2021

Riceviamo costantemente notizie, più o meno approfondite, su come i vari sistemi scolastici europei hanno attivato strategie di difesa e reazione agli effetti della pandemia.

Ci siamo chiesti come hanno reagito altre realtà, non appartenenti alla UE ma che con essa hanno costanti rapporti e interazioni e che a noi italiani sono in alcuni casi geograficamente più vicine di alcuni stati membri dell'UE.

Abbiamo chiesto a un nostro valido collaboratore  - il dott. Luca Persiani - che da alcuni anni è a capo di un progetto di cooperazione internazionale in Marocco, di sviluppare una analisi sintetica sul caso marocchino.

Ecco i risultati.

1 - Il Contesto

Il sistema scolastico marocchino è strutturato in istituti pubblici e privati e l’insegnamento avviene in arabo classico e francese. L’istruzione pubblica è gratuita e insieme a quella privata è gestita dal Ministero dell’Educazione Nazionale (MNE). Per l’anno scolastico 2019/2020 è entrata in vigore la nuova riforma che prevede l’istruzione obbligatoria dai 6 ai 15 anni di età, divisa 6 anni di scuola elementare e tre anni di scuola media, ai quali si aggiungono 3 anni di liceo facoltativi. L’università è divisa in tre anni di laurea breve e due di specializzazione.

Gli sforzi del governo per aumentare la disponibilità dei servizi educativi hanno portato a un maggiore accesso a tutti i livelli scolastici. Il governo ha avviato diverse revisioni politiche per migliorare la qualità e l'accesso all'istruzione e malgrado ciò, l’analfabetismo è ancora a livelli preoccupanti. Il programma nazionale di alfabetizzazione è stato certamente molto frenato dalla pandemia, come anche i programmi scolastici. Non esistono attualmente dati ufficiali aggiornati circa il fenomeno dell'analfabetismo in Marocco. Il direttore dell'Agenzia Nazionale per Lotta Contro l'Analfabetismo, Mahmoud Abdessamih, ha dichiarato al sito web di notizie e media Hespress che il tasso è stimabile al 32% circa, equivalente a 8,6 milioni di persone. È doveroso, però, tener conto del fatto che tali statistiche risalgono all’ultimo censimento generale della popolazione avvenuto nel 2014. Il nuovo obiettivo dell'Agenzia consiste nel ridurre il tasso di analfabetismo generale in Marocco al 10% entro il 2026.

2  - L'avvento del Covid 19

Con l’avvento della crisi pandemica, anche in Marocco il sistema scolastico e quello universitario hanno dovuto affrontare difficoltà più che impreviste alle quali il governo non era pronto ma verso le quali ha saputo reagire. Già a partire da marzo 2020 ha provveduto alla chiusura delle scuole e delle università e la didattica a distanza (DAD) è diventata l’unico strumento possibile. Già esistente in precedenza, ha subito un aggiornamento e un’implementazione; è stata dunque messa a disposizione degli studenti dal Ministero dell'Educazione: creazione di classi virtuali tramite piattaforme digitali, compiti a casa online, dispense in formato PDF e Power Point. La televisione pubblica ha trasmesso lezioni ad hoc per livello, distribuite su diversi orari attraverso i canali TVT Attaqafia, Laayoune, Arrabiaa. Parallelamente gli insegnanti hanno moltiplicato le iniziative per i loro studenti inviando capsule, tutorial e altri contenuti educativi. È stata registrata una pronta risposta da parte dei docenti nel cercare di rendere fruibile il programma scolastico anche a distanza, spesso attraverso l’inventiva e fornendo i propri numeri di cellulare personali agli studenti. Il loro scopo era certamente nobile: prolungare il contatto con i loro allievi e prevenire l’apparentemente inevitabile abbandono scolastico.

3 - Un parere qualificato

Un’intervista con l’ex presidente dell’Osservatorio per i diritti dei bambini nonché ex presidente regionale della prevenzione contro la violenza nelle scuole, ha fatto luce sulla percezione di studenti e insegnanti delle scuole elementari e sull’effettiva efficacia delle politiche marocchine in termini di DAD nel periodo che va da marzo a settembre 2020.

“Quando il Covid è arrivato in Marocco”, spiega il Sig Hasbane, “non era presente nessun tipo di strategia; governo, insegnanti e studenti sono stati presi in contropiede, in tutte le scuole in egual modo, nel pubblico e nel privato. Non tutti gli insegnanti sono stati in grado di affrontare con grinta e ingegno l’emergenza e questo li ha scoraggiati. Non si sono sentiti responsabili dell’apprendimento degli studenti poiché non sono stati messi nelle condizioni di esserlo”.


A chi pensa vada attribuita questa responsabilità?

“Non sempre è facile attribuire le responsabilità. Di certo mancano i soldi nelle casse dello stato per gestire adeguatamente un imprevisto così grande e le riforme messe in atto hanno raggiunto solo le grandi città. Inoltre la maggior parte dei marocchini, soprattutto nelle zone rurali, sono sprovvisti di una connessione ad Internet nelle proprie case e nelle grandi città, nelle zone rurali ci sono molte famiglie povere che hanno un solo telefono cellulare e di vecchia generazione, quelli che non si connettono a Internet, per intenderci. Giovani e insegnanti hanno dovuto affrontare il mostro della tecnologia, la maggior parte di loro non conosce neanche il touch screen. Spesso chi aveva la tecnologia non sapeva usarla. Come è possibile studiare attraverso uno strumento che non si è mai visto prima?”

Cosa ne pensa invece della reazione degli istituti privati?

“In linea generale le scuole private sono decisamente migliori di quelle pubbliche, gli studenti restano a scuola tutto il giorno permettendo a entrambi i genitori di lavorare. Ovviamente sono più care ma a beneficio dei ragazzi che le frequentano. I risultati sono evidenti, un bambino che frequenta una scuola privata già alle elementari parla perfettamente francese e alle medie lo scrive correttamente. Chi va alla pubblica ha persino difficoltà a parlarlo. I problemi delle famiglie delle scuole private sono gli stessi delle pubbliche e si tratta sempre di accessibilità agli strumenti che garantiscono la DAD. In linea generale gli istituti privati sono molto grandi e hanno a disposizione molte classi che hanno permesso, nel nuovo anno accademico cominciato a settembre 2020, di dimezzare il numero di studenti, garantendo una didattica in presenza più sicura in termini di distanziamento sociale”.

Pensa in conclusione che le istituzioni abbiano risposto adeguatamente alle esigenze imposte dalla DAD?

“No ma come le ho detto non ne faccio una colpa ma un dato di fatto. Anche le stesse famiglie non sono state in grado di comportarsi adeguatamente alle necessità di apprendimento dei propri figli. Con il passaggio dalla didattica in presenza a quella a distanza, i genitori hanno cominciato a intervenire negativamente nell’apprendimento dei figli, aiutandoli troppo, spesso facendo i compiti al loro posto o suggerendo di nascosto le risposte alle domande poste dagli insegnanti. Questo comportamento li ha danneggiati. Gli stessi professori se ne sono accorti, è strano ovviamente che un ragazzo che in presenza non studia, non partecipa ed è svogliato, con la DAD cominci a prendere il massimo dei voti. Errore dunque dei docenti non segnalarlo, procedendo invece come se nulla fosse per non avere a loro volta il problema di dover gestire la situazione”.

4 - Il parere degli studenti

Un grande ruolo nella difficoltà di apprendimento per gli studenti e le studentesse di elementari, medie e liceo lo ha giocato l’impreparazione degli insegnanti nell’utilizzo degli strumenti informatici, unito alla novità del mondo open source, come si deduce dalle parole di S e J, studentesse di una scuola privata, S media e J elementare. “A me piace studiare e quindi non ho avuto grandi problemi, le difficoltà sono state più dei nostri insegnanti che non avevano il polso della situazione” racconta S “Nessun insegnante ha adattato le lezioni alla situazione, tutti si sono comportati come se fossimo in presenza e durava di più l’appello della lezione stessa”. J racconta la sua esperienza nella scuola materna: “io non ho imparato niente” dice sorridendo. “So che è anche colpa mia ma gli insegnanti non sanno usare il computer e Internet gli funzionava male. Anche noi non abbiamo Internet a casa, quindi ho usato quello del telefono di papà”. S prende la parola: “molti dei miei compagni non partecipavano alle lezioni perché non avevano i mezzi, andare alla scuola privata non vuol dire essere ricchi. Addirittura il programma è stato più che dimezzato, abbiamo studiato solo arabo, francese e matematica. E un po’ di inglese. Non è facile stare attenti a lezione se l’insegnante per primo non sa accendere il microfono per parlare”.

5 - Il mondo Universitario

Anche il sistema universitario ha dovuto modificare le modalità di insegnamento adattandole alla crisi, nel rispetto delle esigenze di docenti e studenti.

A marzo 2020, la Presidentessa dell’Università Hassan II di Casablanca, Aawatif Hayar, ha dichiarato in un’intervista a MEDI1TV che la DAD non è una nuova esperienza in Marocco ma lo è il suo carattere massivo ovvero la necessità di renderlo accessibile a centinaia di migliaia di allievi. “Già dal 13 Marzo” ha spiegato la Presidente “l’Università Hassan II ha messo a disposizione le misure preventive di igiene in concerto con la prefettura e le autorità locali. Il 14 Marzo” continua la Presidente “tutti i capi di stabilimento dell’università Hassan II e la presidenza hanno elaborato un piano d’azione al fine di creare una serie di cellule ad hoc allo scopo di aiutare i professori e accompagnarli nell’organizzazione delle lezioni online. In sole 48 ore, i corsi online sono passati dal 5% al 50%. I professori più esperti hanno assistito i colleghi nel loro primo approccio alle nuove metodologie e ai nuovi strumenti di insegnamento online. Tali novità non hanno intaccato l’andamento dei corsi di studio. La didattica universitaria a distanza è stata pianificata in modo da far rimanere gli studenti in contatto con i docenti attraverso la ENT (Environnement Numérique de Travail), una piattaforma digitale che permette di beneficiare di servizi educativi e amministrativi da qualsiasi terminale connesso a Internet. Tale piattaforma avrebbe dovuto permettere uno scambio tra studenti e docenti attraverso dei forum, il docente avrebbe caricato la lezione e gli studenti segnalato dubbi e necessità di eventuali chiarificazioni. Parallelamente attraverso canali open source quali Zoom e Teams, i docenti avrebbero dovuto tenere i corsi dal vivo e gli studenti avrebbero partecipato secondo il calendario delle lezioni”.

Effettivamente la testimonianza del Professor MT di Rabat ha confermato l’alta qualità degli strumenti messi a disposizione per le università da parte del governo marocchino. “Tutto ciò che si poteva fare è stato fatto. Abbiamo atteso solamente una settimana, terminata la quale avevamo una piattaforma sulla quale condividere i documenti e scambiare opinioni. Abbiamo parallelamente svolto le lezioni a distanza ed è sembrato di stare in classe. Noi docenti abbiamo familiarizzato velocemente con le funzioni della piattaforma e imparato come gestire le lezioni condividendo documenti in diretta. Le problematiche riscontrate hanno colpito gli istituti che non fondano l’apprendimento esclusivamente sullo studio dei libri, ma anche sul lavoro sul campo. È chiaro che in questo caso la piattaforma non è stata sufficiente. Ad ogni modo mi sono trovato talmente bene che ritengo che la DAD sia un ottimo modo per far apprendere gli studenti risparmiando i costi del trasporto per recarsi all’università o nelle scuole di specializzazione”.

6 - Per una conclusione

Ad oggi, il dipartimento responsabile dell'educazione non ha ancora pubblicato una valutazione e ufficiale sull'esito dell’apprendimento a distanza praticato durante il lockdown. Tale bilancio si rivelerebbe di certo fondamentale ai fini dell’identificazione dei punti di forza e di debolezza di questa esperienza, allo scopo di capitalizzare le azioni positive.

L’unica pubblicazione attualmente disponibile consiste nello studio dell'Alto Commissariato per la Pianificazione (HCP) sulle relazioni sociali nel contesto della pandemia pubblicato nel luglio 2020. Gli indicatori rivelano quanto segue: sei persone su dieci hanno ridotto il tempo dedicato allo studio durante il lockdown; otto bambini su dieci in età prescolare non hanno seguito corsi a distanza; due alunni su tre ritengono che i corsi a distanza non coprano il programma; più del 25% degli studenti ritiene che l'educazione a distanza non abbia svantaggi. Circa il 50% incontra difficoltà nell’assimilazione.

Come deducibile dalle testimonianze, esistono diversi tipi di Marocco e la suddivisione del sistema scolastico non è solo tra elementari, medie, liceo e università ma passa anche attraverso la divisione centro/periferia di cui parlava Rokkan e la mancanza di equilibrio nella distribuzione delle risorse e degli investimenti.

In conclusione, bisognerebbe forse ripartire dalle persone, considerando le loro diversità e necessità. Non è possibile standardizzare la didattica, che sia in presenza o a distanza, poiché lo studente ideale non esiste come non esistono le condizioni ideali. E se dunque un buon insegnante è colui il quale tiene conto dell’eterogeneità delle condizioni e delle capacità degli studenti, allora lo deve essere anche il suo metodo. Ci si aspetta che gli studenti si adattino alla didattica ma forse risulterebbe più efficace il contrario.

Luca Persiani

 

Argomento
Focus